In una casa, fra cose nuove e cose da riparare, i lavori non finiscono mai: tra i tanti viene il momento di dare alla vecchia e poco funzionale doccia col piatto in lamiera smaltata, le pareti in cementite e la chiusura a tenda, una bella rinnovata.
Per prima cosa si smonta il piatto doccia, solitamente murato e bordato con una fila di piastrelle che è la prima da eliminare.
Tolte le piastrelle, si svita la piletta e si lavora con uno scalpello a lama sottile, prima per scrostare la malta e poi per sollevare il piatto. Tolti il piatto ed il sifone, si chiude il foro di scarico con uno straccio. Se la doccia è a soffione fisso, si smonta anche questo scalpellando la parete fino a mettere a nudo il tubo, da smontare fino al rubinetto.
L’idraulico provvederà a montare il nuovo miscelatore, l’attacco per il tubo flessibile della nuova doccia a telefono e, in base alle misure del nuovo piatto doccia, il raccordo per lo scarico.
Resta il compito di eliminare le macerie, riempire con la schiuma poliuretanica gli scavi e di intonacarli e rasarli a filo della parete.
IL PIATTO DOCCIA
Ne esiste una gamma molto vasta sia per il materiale (lamiera smaltata, i più economici, plastiche di vario genere, ceramica) sia per la forma, quadrata, rettangolare, a
quarto di cerchio, sia per le misure e la profondità della vasca.
La scelta, che dipende dai gusti e dallo spazio disponibile, va naturalmente fatta prima di provvedere al rivestimento e di chiamare l’idraulico.
IL PIATTO DOCCIA CON GLI ATTACCHI
Il piatto doccia è di solito murato e bordato con una fila di piastrelle sigillata con cemento bianco o silicone. Lo si smonta con mazzetta e scalpello dopo aver svitato la piletta di scarico. Smontato il sifone, tappiamo lo scarico con uno straccio per evitare che ne escano cattivi odori e che vi entrino i detriti di muratura, da eliminare con cura.
Alcuni tipi di piatto doccia sono predisposti per l’applicazione di piedini regolabili allo scopo di tenerlo sollevato quel tanto che basti per l’alloggio del sifone e per metterlo in bolla, con una leggera pendenza verso il foro di scarico.
Oggi lo scarico dei piatti doccia è generalmente di plastica, composto da una corta piletta che si avvita nel corpo del sifone, di solito basso e largo. O già montata nel piatto o come accessorio, è sempre presente una guarnizione di gomma.
La piletta va avvitata stringendola quanto più possibile e dopo aver steso due cordoncini di silicone per idraulica tutt’attorno al foro di scarico, sopra e sotto.
Spesso nelle docce più vecchie la profondità della sede del piatto è insufficiente ad ospitare lo spessore dell’impianto di scarico. Difficile e faticoso approfondire lo scavo con lavoro di mazzetta e scalpello; assai più comodo sollevare il piatto con adeguati spessori, di cemento cellulare o di laterizi, o, per chi ama lavorare il ferro, con una pedana di ferri a T di misura adeguata.
I blocchi e le sponde laterali si fissano con una malta grassa (1 parte di cemento e 2 di sabbia) giocando sul suo spessore per raggiungere l’altezza voluta.
Collegato allo scarico il sifone, il piatto si cala in posizione sulla malta ancora fresca, regolandone la messa in bolla.
TAGLIARE IL CARTONGESSO
1: l’apertura che resta fra piatto doccia e pavimento si chiude con un pannello di cartongesso, tagliato a misura con un cutter.
2: per poterlo montare, nel pannello tagliato a misura conviene aprire, col gattuccio un paio di fori di presa.
3: messo a dimora il piatto e controllato, a malta fresca, che Io scarico non perda. si aspetta che la malta abbia fatto presa e si rivestono le pareti. Per chiudere l’apertura alla base, si stende a terra, sulle pareti e sul bordo superiore del pannello un cordone di malta.
4: afferrando il pannello con le due mani e inclinandolo, lo si incastra sotto il bordo del piatto per poi raddrizzarlo spingendolo delicatamente fino a immergerne la base nel cordone di malta a pavimento. Il pannello deve rientrare di tanto quant’è lo spessore del rivestimento previsto che deve risultare a filo del piatto.
IL RIVESTIMENTO
Si va dal legno (perline o multistrato marino, ovviamente trattati con impregnanti idrofughi), alla piastrellatura in ceramica, maiolica o grés, alla pannellatura con materiali plastici o, applicati su multistrato o cartongesso, laminati plastici oppure le tessere che compongono il mosaico.
Questa tecnica ha sulle spalle quaranta secoli di storia. Il tempo non ne ha diminuito il fascino, ma ne ha resa assai più facile, nell’ambito domestico, la realizzazione che oggi vede le tessere saldamente incollate ad un supporto in rete o in carta, in quadrotti o strisce da tagliare a misura ed incollare agevolmente ai supporti.
Il tipo di rivestimento va deciso prima di chiamare l’idraulico che deve conoscerne lo spessore così da regolarsi per la sporgenza degli attacchi.
LA CABINA
Anche per le cabine non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Si trovano di vetro (meglio se temperato) e di plastica (di solito policarbonato), con le porte ad anta singola o doppia, su cardini o scorrevoli e, naturalmente molto più costose della soluzione proposta, con un guscio completo di piatto e rubinetteria solo da collegare e mettere in posizione.
Pareti fisse ed ante sono calibrate sulle misure standard dei piatti. Le porte scorrevoli si adattano anche a misure fuori standard.
Tenuto presente che tutti i fabbricanti di cabine doccia studiano sistemi di montaggio il più stagni possibile, va detto anche che non sempre le pareti del locale sono a piombo e quadro, per cui anche un montaggio assolutamente perfetto può non garantire l’ermeticità della cabina: si ricorre soprattutto a guarnizioni e silicone acetico steso su tutte le giunzioni.
Completata la parte costruttiva ed idraulica della doccia (se il gradino è più alto di 120 mm è opportuno affiancargliene un secondo che ne dimezzi l’altezza rendendo più comodo entrare ed uscire dalla cabina), non resta che montare le pareti e le porte. Sono disponibili scatole di montaggio complete di ogni accessorio, sia per cabine in plastica (più leggere ed economiche), sia per cabine in vetro, più eleganti e più facili da tenere pulite.
1: di vetro o plastica che siano, le pareti fisse delle cabine sono sempre rette da profilati metallici da avvitare alle pareti, a filo del rivestimento e del piatto.
2: usando come maschera di foratura i profilati di spalla, si inseriscono nelle pareti i tasselli necessari al fissaggio, scelti in base al tipo di muratura.
3: ogni fabbricante ha studiato il suo particolare sistema di inserimento dei pannelli nei montanti di spalla cercando di unire facilità di montaggio ed ermeticità.
4: quale che sia il sistema di montaggio, le istruzioni allegate alla cabina vanno seguite con la massima precisione per evitare trafilamenti d’acqua.
5: per fare in modo che le porte, scorrevoli o ad anta, chiudano perfettamente, i montanti di spalla debbono essere esattamente verticali e perpendicolari al piatto. Nelle confezioni, infatti, si trovano quasi sempre anche profilati di compensazione.
6: solo se i montanti e le pareti di spalla sono stati montati correttamente, le porte ad anta si apriranno con facilità. Meno difficile, ma più lungo, il montaggio delle porte scorrevoli cui le rotaie permettono un certo gioco frontale.
Nelle porte ad anta l’ermeticità è affidata a morbide guarnizioni di battuta che si incastrano sotto il bordo inferiore del pannello, studiate in modo che l’acqua che schizza contro la porta scivoli all’interno del bordo del piatto.
La guarnizione serve anche a sanare piccole irregolarità di montaggio. Chiusa l’anta con la sua guarnizione, questa, prima di fissarla col silicone, può essere spostata in su o in giù di quei decimi di millimetro occorrenti per garantire la tenuta stagna fra anta e piatto.