L’immagine data da una lente convergente è reale; ciò significa che essa può venire osservata attraverso una lente d’ingrandimento, che ne dà un’altra immagine, ulteriormente ingrandita, e questa volta virtuale. Il microscopio si basa appunto su questa caratteristica.
Come illustrato nella figura 282, il microscopio è composto di un supporto, generalmente snodato, che in alto porta un tubo provvisto di cremagliera. All’estremità inferiore si trova l’obiettivo, una lente che — per ottenere un forte ingrandimento — ha una lunghezza focale di pochi millimetri soltanto. All’estremità superiore si trova l’oculare, col quale si osserva l’immagine reale data dall’obiettivo. Sotto l’obiettivo è sistemato un piccolo piano con un’apertura centrale, attraverso la quale passa la luce riflessa da uno specchio orientabile.
L’oggetto da osservare viene fissato su una lastrina di vetro e portato sul piano esattamente sopra l’apertura; in questa posizione, due molle fissano la lastrina. Come è indicato nella figura, l’obiettivo dà un’immagine reale fortemente ingrandita A-B, la quale, ingrandita ulteriormente dall’oculare, può essere osservata come immagine virtuale A1-B1. Naturalmente anche in questo caso, obiettivo ed oculare sono composti di più lenti per evitare i soliti difetti della lente unica.
Il microscopio moderno permette ingrandimenti di centinaia e migliaia di volte e ha aperto la strada per conoscere i più profondi segreti della natura. Siamo riusciti a vedere i batteri che sono la causa di molte malattie, abbiamo potuto osservare le modificazioni organiche che hanno luogo nelle cellule di cui è composto ogni essere vivente, e tutto ciò ha permesso agli scienziati di compiere grandi progressi sulla via della conoscenza della natura.
Non è poi tanto difficile costruirci un microscopio, come illustreremo qui di seguito. Nella figura 283 è mostrato lo strumento finito. Dobbiamo procurarci tre tubi di ottone esattamente incastrabili l’uno nell’altro, per la guida (4), il tubo (3) ed il tubo porta oculare (2). Quest’ultimo deve avere il diametro interno di 20 mm; lo spessore di parete dei tubi può essere di 0,4 mm. Se non sono disponibili i tubi di ottone adatti, possiamo ricorrere anche a tubi di cartone come precedentemente illustrato. Il tubo (2) deve essere lungo 14 cm, il tubo (3) 12 cm ed il tubo (4) 6 cm.
Come obiettivo usiamo una piccola lente convergente di 20 mm di lunghezza focale e di 11 mm di diametro, come oculare un’altra lente convergente di 40 mm di lunghezza focale e di 18 mm di diametro. La figura 284 mostra la montatura dell’obiettivo. Ritagliamo in cartone grosso tre dischetti che entrino perfettamente nel tubo (3). Due di questi dischetti devono essere provvisti di fori o 13 mm; il terzo di un foro dell’esatto diametro della lente. Incollando questi dischi nell’ordine illustrato dalla figura, la lente risulta montata e viene fissata nell’estremità del tubo (3) con due anelli elastici di metallo R.
Nell’estremità del tubo porta-oculare incolliamo una striscia di cartone C che riduce il diametro al diametro della lente oculare. Una striscia più sottile D forma l’appoggio per la lente (fig. 285), che viene fissata con un altro anello di metallo.
Ritagliamo ora il supporto (1) ed il piede (10) in legno di spessore 18 mm. Nelle figure 283 e 286 si vede come la guida (4) viene fissata sul supporto, e cioè con una « cravatta » (5) di lamiera avvitata con quattro viti. Il supporto in questo punto viene sagomato con la lima per arrotondarlo in concavità. Naturalmente, quando il tubo è di cartone, basta incollarlo nella medesima posizione.
Le molle (7) sono di ottone crudo (0,2 mm) e le loro forme e dimensioni risultano dalla figura 287. Il piano (6) è di legno compensato 4 mm, e viene avvitato ed incollato sulla battuta del supporto (figura 283) dopo avervi avvitato le due molle. Dal vetraio ci facciamo tagliare uno specchietto di 33×33 mm che incolliamo su un’assicella (8) spessa 6 mm. Un pezzo di piattina di ottone o di ferro (8×1 mm) con tre fori 2,5 mm, piegato due volte, forma il cavalletto (9) per lo specchio (fig. 288). Avvitiamo ora il cavalletto (9) su (8) e sul supporto con viti di legno, in modo che le giunture siano mobili (rondelle).
Infine formiamo i due angoli (11) di ferro piatto 25 x2 mm, smussandone gli angoli con la lima e facendo i fori nei punti indicati (fig. 289). Questi angoli vengono collegati col supporto mediante un bullone 30 x 5 mm ed un dado a galletto, e fissati sul piede (10) con quattro viti (fig. 283). Allentando il dado, lo strumento può così essere inclinato a piacere per rendere più agevole l’osservazione, come si vede in tavola XVI. I tubi (3) e (4) vengono tinti internamente con inchiostro di china, le parti in legno, dopo pulitura con carta vetrata, e le parti esterne di metallo, con vernice opaca nera.
Le lastrine porta-oggetto (vetrini) vengono tagliate dal vetraio in formato 25 x 65 mm.
Già l’osservazione di una mosca sotto il microscopio ci farà vedere un’infinità di particolari, ma un mondo pieno di meraviglie si aprirà davanti ai nostri occhi se portiamo sotto l’obiettivo un’ala di farfalla, uno stame di fiore, un cristallo di neve ecc.
Per la corretta osservazione, si deve dapprima illuminare l’oggetto nel modo migliore, inclinando e girando lo specchietto. Poi si sposta il tubo finché l’oggetto non appare messo a fuoco. Ad ogni posizione del tubo porta oculare nel tubo principale corrisponde un grado di ingrandimento (più il tubo è infilato, meno è forte l’ingrandimento) ed una posizione dell’obiettivo (più forte è l’ingrandimento richiesto e più vicino l’obiettivo deve trovarsi all’oggetto). Il massimo rapporto di ingrandimento ottenibile col nostro microscopio è di 50 volte circa.